mercoledì 18 maggio 2011

Elogio alla rosa



Giambattista Marino
Ecco a voi una tipica poesia scritta nel periodo barocco da Giambattista Marino "Elogio della rosa" tratto dal libro "Adone".

Vicenda:

L’elogio della rosa è pronunciato da Venere nel canto III. Mentre Adone è addormentato, Venere lo vede e se ne innamora. Quando il giovane si sveglia, vorrebbe fuggire, ma Venere lo prega di curarle il piede ferito da una spina di rosa. Adone accetta e, toccando le membra della dea, se ne innamora. Di qui l’elogio della rosa detto da Venere. 


Rosa riso d’amor, del ciel fattura,
rosa del sangue mio fatta vermiglia,
pregio del mondo e fregio di natura,
della terra e del sol vergine figlia,
d’ogni ninfa e pastor delizia e cura,
onor dell’odorifera famiglia,
tu tien d’ogni beltà le palme prime,
sovra il vulgo de’ fior donna sublime.

Quasi in bel trono imperatrice altera
siedi colà su nativa sponda.
Turba d’aure vezzose e lusinghiera
ti corteggia d’intorno e ti seconda
e di guardie pungenti armata schiera
ti difende per tutto e ti circonda.
E tu fastosa del tuo regio vanto
porti d’or la corona e d’ostro il manto.

Porpora de’ giardin, pompa de’ prati,
gemma di primavera, occhio d’aprile,
di te le Grazie e gli Amoretti alati
fan ghirlanda a la chioma, al sen monile.
Tu qualor torna agli alimenti usati
ape leggiadra o zefiro gentile,
dai lor da bere in tazza di rubini
rugiadosi licori e cristallini.

Non superbisca ambizioso il sole
di trionfar fra le minori stelle,
ch’ancor tu fra i ligustri e le viole
scopri le pompe tue superbe e belle.
Tu sei con le tue bellezze uniche e sole
Splendor di queste piagge, egli di quelle,
tu sole in terra ed egli rosa in cielo.

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