martedì 25 ottobre 2011

La musica araba

L'Oud
La musica araba nel corso dei secoli non è mutata in modo radicale e viene tramandata oralmente dal maestro all' allievo. Essa viene elaborata a partire dai maqâm che sono dei modelli delle successioni prestabilite dei suoni. Il sistema musicale arabo è diverso dal nostro che si basa esclusivamente su intervalli di tono e semitono, mentre il loro comprende altri intervalli, più piccoli o più grandi dei nostri. Alla melodia viene accompagnata una formula ritmica che può essere libera o fissa. 
Il raï è la musica araba mischiata a quella dei giorni nostri che scala le classifiche nazionali ed internazionali.

La musica indiana

Tabla
La musica indiana è sempre molto lunga, con andamento ripetitivo e quasi “ipnotico” perchè per gli indiani la musica è come il mondo: sempre diversa ma anche sempre uguale. In India essa ha a che fare con la religione, la filosofia, la concezione della vita e del mondo. Per imparare a cantare o a suonare uno strumento avviene uno scambio personale tra il maestro (guru) e l’allievo (sisya); l’ apprendimento avviene per imitazione. La bravura del musicista indiano non risiede nell’ abilità tecnica ma nella capacità di coinvolgere il pubblico. 
Nella parte iniziale del brano (alap), il solista costituisce l’ atmosfera espressiva che coinvolge l’ ascoltatore (in questa parte il ritmo è libero). Poco per volta il ritmo si fa più regolare per preparare l’ingresso del tabla (due piccoli tamburi) nella seconda parte dell’ esecuzione (gat). La parte finale del gat il ritmo si fa più concitato per poi concludersi. 
Gli strumenti indiani sono: il Bansuri, un flauto traverso di canna di bambù, il Tabla, una coppia di piccoli tamburi, e il Tampura, uno strumento a quattro corda simile ad una chitarra che si suona in una mano. 
La musica indiana si esegue improvvisando per arricchire la melodia.

La musica africana

Strumenti tipici africani
In Africa, c’è uno stretto legame tra la musica e la vita della comunità: ogni momento è accompagnato da un evento musicale (esisto brani per ogni evento, per riti d’iniziazione, per riti di guarigione,…). Alla cui realizzazione contribuiscono, seppur in modi diversi, tutti i membri della comunità, infatti quasi tutte le creazioni sono anonime collettive che si tramandano in generazione e generazione. Siccome la cultura musicale africana è orale molto spesso i brani musicali si trasformano costantemente. Il compito di conservare il patrimonio culturale africano è affidato al griot, una persona che gira di villaggio in villaggio raccontando storie e portando notizie. 
Il ritmo è la vera anima della musica africana, infatti vengono usati molto spesso gli strumenti a percussione, il battito delle mani e gli strumenti idiofoni. Il linguaggio della musica africana è modulare, caratterizzato cioè dalla successione e sovrapposizione di più formule, costantemente ripetute e variate. Le musiche africane preferiscono sonorità complesse e ricche di risonanze anziché suoni semplici e puri come quelli occidentali.